lunedì 28 luglio 2014

Date a Cesare, date a Dio.


Se c’è una frase di Gesù citata quasi sempre a sproposito nel corso dei secoli, è la celeberrima « Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Essa non può non richiamare alla nostra memoria il famoso episodio evangelico sulla questione del tributo da pagare all’imperatore romano.

Di solito la si cita per suffragare evangelicamente la tesi della separazione fra il potere temporale e quello spirituale, fra Stato e Chiesa. Ma è proprio a questo che alludeva Gesù quando la pronunciò?

Leggiamo, nell’evangelo di Luca, che lo riporta con maggiore drammaticità ed espressività, il suddetto episodio del «tributo a Cesare», in una traduzione molto vicina all’originale greco:

«E messisi a osservarlo, mandarono degli uomini che, fingendosi persone giuste, fossero pronti a coglierlo in fallo nel parlare così da consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. E costoro lo interrogarono dicendo: “Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. E’ lecito o no che noi paghiamo il tributo a Cesare?” Intuita la loro malizia, disse loro: “Mostratemi un denaro: di chi ha l’immagine e l’iscrizione?” Quelli risposero: “Di Cesare.” Ed egli disse loro: “Rendete dunque (una volta per tutte)[1] a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.” Così non poterono coglierlo in fallo nelle sue parole davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero». (Lc 20, 20-26)

Il racconto che, con alcune varianti, si trova anche nei vangeli “canonici” di Matteo (Mt 22, 15-22) e Marco (Mc12, 13-17), è preceduto da alcuni episodi nei quali Gesù entra fortemente in polemica con i sommi sacerdoti, gli scribi, gli anziani e i notabili del popolo, ossia con i rappresentanti dell’aristocrazia sacerdotale e laica di Gerusalemme che detenevano i mezzi di governo e dell’economia. E sono proprio costoro, nel brano succitato, che tramano contro di lui, sperando, con la loro domanda, di tendergli una trappola, per poi consegnarlo al governatore romano: uno che metteva in discussione la legittimità dell’autorità religiosa non poteva infatti restare in libertà.

Se Gesù avesse risposto che non era lecito pagare le tasse, lo avrebbero denunciato all’autorità romana e sarebbe stato messo a morte per insubordinazione e attentato allo Stato; se avesse detto che bisognava pagare le tasse all’imperatore e al senato di Roma, lo avrebbero denunciato al popolo che aveva in odio i Romani e sarebbe stato accusato di stare dalla loro parte. Nell’un caso e nell’altro Gesù sarebbe comunque morto: la trappola sembrava perfetta.
«Intuita la loro malizia», egli riesce però a sventare abilmente il complotto ordito contro di lui, andando subito alla radice della questione: chiedendo retoricamente quale «immagine» reca la moneta d’argento che gli viene mostrata, pone il problema radicale di quale autorità governa su Israele. A questo punto giova ricordare che l’imperatore romano si considerava e veniva considerato «divino»,  cioè figlio di Giove e a lui bisognava prestare culto. Egli assommava in sé sia il potere politico sia il potere religioso, come mostrava la suddetta moneta che riportava, infatti, su una faccia l’effige dell’imperatore Tiberio con la scritta Tiberius Caesar Divi Augusti Filius (Tiberio Cesare Augusto figlio del divino Augusto) e sull’altra il ritratto della madre di Tiberio, Livia Drusilla, simbolo della pace celeste e la scritta Pontifex Maximus (sommo sacerdote) E’ bene poi anche ricordare che, avendo liberato Israele dalla schiavitù d’Egitto, Dio era diventato l’unico re e l’unica autorità che il popolo ebraico riconosceva. Non bisogna dimenticare, inoltre, che all’ebreo era proibito farsi immagini di idoli (Es 20, 4 – Dt 4, 16) dal momento che il popolo stesso rappresentava l’immagine di Dio. Israele ha quindi Dio come autorità e re di cui è «immagine». Portando invece con sé e trafficando negli affari con la moneta dell’imperatore, i capi dei sacerdoti, gli scribi e i notabili del popolo, cioè la gerarchia nel suo complesso, dichiarano pubblicamente di portare in sé non più «l’immagine» di Dio, ma quella del re pagano che pretende di essere di natura divina e opprime il popolo eletto. Ne consegue che i rappresentanti della religione ufficiale, i capi responsabili del popolo rinnegano Dio come loro Re e Signore e si piegano a essere schiavi di un tiranno. Utilizzare le monete coniate da un re straniero e invasore significa, infatti, legittimare l’invasione e dichiararsi suoi sudditi, usufruire dei suoi benefici e favorirne il potere. I capi religiosi, inoltre, usando il denaro di Cesare nei loro traffici abdicano al loro ruolo di guide del popolo: coloro che dovrebbero guidare il popolo, il cui re è il Dio d’Israele, lo inducono invece a peccare di apostasia e di idolatria, riconoscendo l’autorità ad un imperatore che non può godere di alcun diritto di governo su Israele. Essi dimostrano così di confondere Cesare e Dio, ponendoli sullo stesso piano e testimoniano che Israele si è allontanato da Dio e ha commesso sacrilegio.

Alla constatazione, ovvia, di scribi e sommi sacerdoti che la moneta reca l’immagine di Cesare, Gesù risponde che è giusto che la moneta, che è proprietà dell’imperatore, gli venga restituita, ma la risposta di Gesù non è una risposta pacifica e superficiale e tanto meno una pronuncia sulla legittimità del potere o dell’autorità. Non è un escamotage per sfuggire al dilemma. La sua risposta scava nel profondo. Richiamando i leader d’Israele alla coerenza, Gesù dice loro che, se accettano l’autorità di Cesare, pur essendo un usurpatore dei diritti di Dio e del popolo e se ne beneficiano perché trafficano con il suo denaro che utilizzano a loro vantaggio per i loro traffici, è loro obbligo pagare le tasse perché non fanno altro che restituire a Cesare ciò che gli appartiene, cioè ciò che egli ha imposto loro e che essi servilmente hanno accettato. Fare pagare le tasse è un suo diritto perché essi ne accettano i servizi. Ma, usando il suo denaro e quindi riconoscendo la sua autorità su di loro, si sono posti fuori dell’autorità di Dio. Se hanno accettato l’autorità di un «idolo», cioè di Cesare, significa che hanno rinnegato quella di Dio su di loro.

La risposta di Gesù, non estrapolata dal contesto in cui venne pronunciata, assume un significato completamente diverso. Egli in realtà non prende posizione sul tributo da pagare o meno all’occupante romano, ma ordina soltanto di smetterla una volta per tutte di collaborare al culto del divino Cesare, e il cessare questa collaborazione passa attraverso la restituzione di ciò che gli appartiene, vale a dire la sua moneta.

L’opposizione che Gesù pone tra Cesare e Dio è quindi, evidentemente, di natura prettamente religiosa, non politica: si tratta di scegliere tra Dio che regna in Israele e Cesare che occupa illegalmente Israele e ha preteso di usurpare la regalità di Dio. D’altra parte, anche i suoi interlocutori sembrano porre in questi termini la questione, tendendo a precisare, nella premessa alla loro domanda, che Gesù insegna «secondo verità la via di Dio». Gesù li richiama allora alla responsabilità di convertirsi, cioè di ritornare alla loro dignità di figli di Dio che non possono accettare di essere servi e conniventi di un’autorità illegittima.

Le sue parole sono quindi un’esortazione a rompere certi legami con il mondo, quando questo si rende responsabile di situazioni di ingiustizia, un’esortazione alla «disobbedienza civile» quando le leggi dello Stato risultano contrarie all’etica non violenta dell’evangelo.

Il senso religioso della risposta di Gesù risulta, a mio avviso, ancora più evidente in altri due testi evangelici che riportano l’episodio in questione: il vangelo “apocrifo” di Tommaso e il Vangelo Egerton.

Al detto 107 del Vangelo di Tommaso leggiamo infatti: « Mostrarono a Gesù una moneta d’oro e gli dissero: “Gli uomini di Cesare ci chiedono le tasse. Egli disse loro: “Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio, e date a me ciò che è mio”».

Il Vangelo Egerton consta di un insieme di frammenti di papiro di un codice in lingua greca. Rinvenuto nel 1934 in Egitto, prese il nome dalla persona che finanziò l’acquisto del primo frammento. Questo vangelo, chiamato anche Vangelo sconosciuto, in quanto non noto da fonti antiche, è ritenuto essere uno dei frammenti più antichi di vangelo. I frammenti che lo compongono, custoditi alla British Library di Londra, sono stati datati paleograficamente alla seconda metà del II secolo, mentre il vangelo in essi contenuto fu probabilmente composto nel 50-100. Vi leggiamo: «Vennero da lui e lo interrogarono per metterlo alla prova. Chiesero: “Maestro, Gesù, noi sappiamo che tu sei [da Dio], in quanto le cose che fai ti mettono sopra tutti i profeti. Dicci, allora, va permesso di pagare ai governanti ciò che è loro dovuto? Dobbiamo pagarli o no?” Gesù sapeva cosa stavano facendo, e si indignò. Poi disse loro: “Perché mi chiamate maestro, ma non [fate] ciò che dico? Con quanta precisione Isaia profetizzò di voi dicendo «Questa gente mi onora con le labbra, ma i loro cuori restano molto lontani da me; la loro adorazione per me è vuota [in quanto insistono su insegnamenti che sono umani] comandamenti […]»” »

Come emerge da questi due brani, ciò che preme a Gesù è di ripristinare il giusto rapporto dei capi religiosi e del popolo d’Israele con Dio e di ridefinire il loro rapporto con se stesso, affinché riconoscano in lui l’inviato dal Padre.

Il brano evangelico del «tributo a Cesare» di per sé non pone dunque un’opposizione in senso politico tra «Cesare» e «Dio», non determina i confini tra le due sfere, né tanto meno dice che c’è una sfera d’influenza di Dio e una d’influenza di Cesare. Questo ragionamento è estraneo al pensiero di Gesù perché illogico, dal momento che, come affermerà davanti a Pilato che ribadisce il suo potere politico, il suo regno «non è di questo mondo» (Gv 18, 36), cioè non si assomma ai regni della terra e nello stesso tempo si estende a tutti i regni della terra, fino agli estremi confini dell’umanità. Gesù quindi non parla assolutamente di separazione tra «Stato e Chiesa», in quanto il suo Dio è per natura e per essenza un Dio laico che invita gli uomini a lasciare ogni potere per assumere la testimonianza dell’amore gratuito.

«Il mio regno non è di questo mondo» significa che non ha come obiettivo il dominio, ma la coscienza consapevole e libera delle persone che servono i propri simili con gli stessi sentimenti di Dio, avendo a cuore in primo luogo i destini dei poveri e degli esclusi alla luce della prospettiva delle Beatitudini (cfr. Mt 5, 1-10).

«Date a Cesare quello che già appartiene a Cesare» è l’invito a riprendere la nostra immagine di Dio che lui stesso ha impresso nei nostri cuori perché fossimo nel mondo la testimonianza della sua presenza, rendendolo credibile attraverso la credibilità delle nostre scelte e delle nostre azioni.

[1] Il testo greco ha il verbo all’imperativo aoristo, un tempo assoluto che indica un’azione compiuta in se stessa, una volta per tutte.

Fonte: http://www.chiesavaldesetrapani.com/public_html/it/articoli-di-violairis/580-date-a-cesare-date-a-dio

martedì 22 luglio 2014

Bimbo ricorda vita passata e riconosce chi lo aveva ucciso e il luogo dove era stato sepolto



E’ successo nella regione del Golan vicino al confine tra Israele e la Siria. Un bimbo, dell’ età di tre anni, ha ricordato una sua vita precedente, raccontando di essere stato ucciso con un’ ascia.

Accompagnato nel villaggio ha mostrato agli anziani il posto in cui l’ assassino aveva sepolto il suo corpo e, proprio dove aveva indicato il bambino, hanno trovato uno scheletro; dopodichè, il bimbo ha mostrato che, sempre in quel luogo, era stata sepolta  anche l’ arma del delitto. Dopo aver scavato, con la sorpresa di tutti, è stata ritrovata anche un’ ascia.

Il terapista tedesco Trutz Hardo, nel suo libro, racconta la storia di questo bambino insieme a molte altre storie di bambini che, come lui,  sembrano ricordare le loro vite passate con una precisione poi puntualmente verificata.

L’ incredibile storia di questo bambino è stata testimoniata dal dottor Eli Lasch, conosciuto per lo sviluppo del sistema sanitario a Gaza e facente parte  di un’operazione del Governo israeliano nel 1960. Il dottor Lasch, morto nel 2009, aveva raccontato questi eventi sorprendenti al terapista Hardo.

Il protagonista della storia apparteneva all’ etnia drusa e, nella sua cultura, l’esistenza della reincarnazione è accettata come dato di fatto. La sua testimonianza però ha sorpreso tutta la comunità.

Il bimbo nacque con una lunga voglia rossa sulla sua testa. I druidi e altre culture credono che le voglie siano legate alle morti avvenute nelle vite precedenti.

Quando il bambino iniziò a parlare, disse alla sua famiglia di essere stato ucciso da un colpo di ascia alla testa.

È usanza degli anziani portare i bambini, quando compiono i 3 anni, nella casa in cui vissero nella vita precedente, nel caso in cui ne abbiano memoria.

Il bambino in questione ricordava da quale villaggio proveniva, così vi ci venne portato. Quando arrivarono nel paese, il bambino ricordò il nome con cui era chiamato nella sua vita passata.

Nel villaggio dissero che l’uomo, che il bambino affermava di esserne la reincarnazione, fu dato per scomparso quattro anni prima. I suoi amici e familiari pensarono che potesse essersi smarrito nel territorio ostile nelle vicinanze, come può accadere in quei posti.

Il bambino fu in grado di ricordare anche il nome completo del suo assassino.

Quando gli fu davanti, il volto del presunto killer divenne bianco, ha detto Lasch a Hardo, ma non ammise l’omicidio. Il bambino allora, chiese agli anziani di portarlo nel luogo in cui il corpo era stato sepolto. In quel luogo rinvenirono lo scheletro di un uomo con una ferita alla testa che corrispondeva alla voglia del ragazzo. Trovarono anche l’ascia, ovvero l’arma del delitto.

Di fronte a questa evidenza, l’assassino ammise il delitto. Il dottor Lash, l’unico non druso, presidiò l’intero processo.

Un’ altra prova che avvalora l’ esistenza della reincarnazione.


Fonte articolo: http://www.epochtimes.it/news/bambino-ricorda-vita-passata-identifica-assassino-e-luogo-dove-era-stato-sepolto—126288

lunedì 21 luglio 2014

Il vecchio saggio - mini racconto al presente

 
Il vecchio saggio cammina sul prato tra l'erba folta, è alto, magro, vestito di scuro, con un cappello marrone a larghe tese sulla testa, per proteggersi dal sole del meriggio, che più tardi sarà cocente. Cammina e cammina...lento...e intanto sogna, non si preoccupa di niente, ne' di quando arriverà, ne se arriverà, forse perchè una destinazione non ce l'ha o non l'ha ancora decisa. L'importante è dare un senso alla giornata, gioia al corpo, portarsi a passeggio come un cagnolino scondinzolante, far circolare il sangue nelle vene, far battere il cuore a ritmo calmo e regolare, sentire il respiro...Il suo è un viaggio intimo, solitario dentro di se', ma sempre ricco di sorprese, è quello il bello...Percio' al vecchio saggio piace tanto camminare e lo fa ogni volta che puo', uscendo di soppiatto la mattina presto, quando la moglie ancora dorme, staccandosi da tutto e da tutti e incamminandosi per il sentiero di campagna...Durante il suo viaggio, il vecchio saggio incontra sempre tante anime che ancora dormono. Parla loro, gli da' consigli di vita, dispensa perle di saggezza, dialoga con loro e ne riceve amore e gratitudine...Poi ad un certo punto il vecchio saggio si sveglia dal sogno, si reca al bagno, dopodichè la prima cosa che fa, come ogni mattina da 40 anni, è preparare la colazione alla moglie.

G.S.

venerdì 18 luglio 2014

Ma io che cosa posso fare (per la pace)?




La domanda da porsi di fronte alle guerre, a Gaza e ovunque.

Domenica 18 novembre, il giorno peggiore della strage degli innocenti bambini di Gaza, ero a Peschiera del Garda con alcuni degli obiettori di coscienza che fino al 1972 – anno di approvazione della legge che riconosceva per la prima volta la “concessione” dell’obiezione di coscienza – sono stati incarcerati nel tetro carcere militare. Con loro abbiamo visitato questa famigerata fortezza, che ha visto durante l’occupazione nazi-fascista passare i prigionieri antifascisti e nei primi decenni della Repubblica i prigionieri per la pace.
Il loro racconto, ancora lucido e appassionato, mi ha confermato questa doppia consapevolezza:
1. l’impegno per la pace non è compito di qualcun altro, ma riguarda la scelta personale di ognuno di noi. Ha a che fare con il coraggio con cui ciascuno esercita il proprio potere, che è sempre maggiore di quello che si suppone di avere, assumendosene fino in fondo la piena responsabilità.
2. l’impegno costruttivo per la pace non è un elemento accessorio, che si può prendere in considerazione solo come protesta transitoria alle guerre volute da altri – per poi passare a questioni più contingenti appena non se ne senta più l’eco – ma è una costruzione continua e di lunga durata, che cresce per aggiunte successive, a partire da ciò che ciascuno direttamente può fare. Sempre e dovunque si trovi ad operare.

Eppure in molti, nell’epoca di internet e dei social network, si ricordano di Gaza, della Siria, del Congo, dell’Afghanistan o delle molte altre guerre dimenticate nel mondo, solo quando, e se, i media – social o capital – ci sbattono in faccia i corpi martoriati di vittime straziate, ma se ne dimenticano appena quei corpi spariscono. E con essi l’indignazione, pronta ad andare alla deriva, inseguendo l’ultimo twit indignato, l’ultimo appello anticasta (che, guarda caso, dimentica sempre la casta militare) o l’ultima campagna mediatica di rottamazione.
Eppure, quando Ban Ki Moon, Segretario generale delle Nazioni Unite, denuncia l’impossibilità di agire, anche per far rispettare le risoluzioni, con un bilancio economico dell’ONU che, per un anno di attività, equivale alla metà di quanto si spende in un solo giorno nel pianeta per le spese militari, questo appello passa pressoché sotto il silenzio di tutti. Quando i ricercatori del SIPRI di Stoccolma ci avvertono, ormai da anni, che le spese militari globali hanno superato di gran lunga quelle del picco della cosiddetta “corsa agli armamenti” dell’epoca della “guerra fredda” – da tempo impallidita rispetto ai 1.740 miliardi di dollari di spese attuali – quasi nessuno ne pretende dal proprio governo, che magari sostiene in parlamento, la riconversione in spese civili e sociali, contro la crisi globale. Quando i pacifisti e i nonviolenti italiani denunciano gli affari di guerra, nei quali lo stesso governo italiano è implicato, attraverso il “gioiello di Stato” Finmeccanica, che fa affari sul sangue delle vittime con tutti gli Stati in guerra, a cominciare proprio dal governo israeliano, come denunciato per tempo dall’inchiesta del giornalista Antonio Mazzeo (http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/11/incursori-della-marina-per-rafforzare-i.html) – “a febbraio, il governo di Israele ha ufficializzato l’accordo preliminare per l’acquisto di 30 caccia-addestratori M-346 “Master”di Alenia Aermacchi(Finmeccanica). I velivoli saranno assegnati alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’aeronautica militare; oltre alla formazione dei piloti e al supporto alla guerra elettronica, essi potranno essere utilizzati per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave” – tutto questo non entra nelle agende della politica, nelle Carte d’intenti sottoscritte da chi si candida a governare, come non entra nei nei talk show del dopo cena, che non a caso si chiamano così, “spettacolo di parole”.

Allora, la domanda che ciascuno di noi può porsi, al di là dell’indignazione del momento, è chiedersi “che cosa posso fare” – personalmente e tutti i giorni – nel mio partito, nella mia associazione, nella mia parrocchia, nel giornale per cui scrivo, nella scuola e nell’università…, perché l’impegno per la pace non sia occasionale, ma sia continuativo e strategico, contro la preparazione delle guerre, per il disarmo generale, per la costruzione di strumenti di risoluzione dei conflitti internazionali che non prevedano l’uso delle armi, per la riconversione dell’industria bellica, per il rispetto della Costituzione italiana e della Carta delle nazioni unite, per il diritto alla pace come bene comune? Insomma, che cosa posso fare, qui ed ora, contro le guerre e la loro continua preparazione?
E’ questa la domanda che si fanno i giovanissimi obiettori di coscienza israeliani che – in uno dei Paesi più militaristi del mondo – rifiutano il pesante obbligo militare, che li porterebbe ad essere complici dell’oppressione palestinese, e finiscono a marcire per anni nelle prigioni dello Stato, spesso biasimati e considerati pazzi dai loro stessi amici e parenti. Com’è accaduto, fino a 40 anni fa, agli obiettori di coscienza italiani, i quali per affermare il diritto all’obiezione di coscienza ed al servizio civile, erano imprigionati e vessati, nel corpo e nell’animo.

E’ questa la domanda che dovremmo porci tutti, oggi, per contribuire ad archiviare definitivamente la barbarie della guerra e la sua lucrosa e dannosa preparazione, che ci riguarda direttamente, e non retoricamente, anche se avviene a Gaza, o in Congo, o in Afghanistan o in Siria. Per affermare il diritto al disarmo e alla difesa civile e sociale, non armata e nonviolenta, della nostra Patria e la costruzione di un ordine internazionale fondato sulla capacità di intervenire nei conflitti con la forza della nonviolenza e con i Corpi civili di pace. Temi che quasi nessuno ha all’ordine del giorno delle sue priorità politiche. Eppure corrispondenti ai principi fondamentali della Costituzione repubblicana, che non prevede uno Stato armato fino ai denti e spacciatore di armi per le guerre proprie, ma anche altrui, e dunque complice – nel nostro nome – di stragi e massacri.
Proviamo a dare – ciascuno di noi – una risposta onesta e convincente a questa domanda, prima che le immagini siano oscurate e l’indignazione pure.


Fonte: https://pasqualepugliese.wordpress.com/2012/11/
Pubblicato il 22 novembre 2012 da Pasquale Pugliese.

giovedì 17 luglio 2014

La mente può agire sulla materia del cervello

Jiddu Krishnamurthy.

Estratto da: "20 giugno 1983: The Future of Umanity" (dialogo tra Krishnamurthy e lo scienziato David Bohm).

... Per esempio, prendete una crisi o un problema; il significato della parola problema, come sapete, è “qualcosa che vi viene gettato contro”. Noi gli andiamo incontro con tutti i ricordi del passato, con i giudizi e così via, e in questo modo il problema si moltiplica. Potete risolvere un problema, ma nella sua stessa soluzione vengono a sorgere altri problemi, così come succede in politica e in altri campi. Ora, affrontare un problema, o percepirlo senza memorie e pensieri che interferiscano o proiettino .... (Il cervello) È uno strumento della mente quando questa non è autocentrata. ... L’esperienza è sempre limitata, posso ingigantirla e farne qualcosa di fantastico, per poi, magari, farne mercanzia da negozio; ma quell’esperienza è limitata. Anche la conoscenza è limitata, sempre, e questo sapere opera nel cervello, questa conoscenza è il cervello. Il pensiero è parte del cervello e anch’esso è limitato. Quindi, il cervello opera in un’area molto, molto ristretta. ... (Il cervello) Può rispondere (alla mente) solo se è libero da ciò che è limitato, dal pensiero, che è limitato. ... L’intelligenza è la mente. (E) Poiché la compassione è in relazione con l’intelligenza, non c’è intelligenza senza compassione; e la compassione può esserci solo quando c’è l’amore, che è completamente libero da tutti i ricordi, dalle gelosie personali, e così via. ... Non potete essere compassionevoli se siete attaccati a una qualsiasi esperienza o a un ideale particolare. ... Per esempio ci sono persone che vanno nei tanti paesi poveri e lavorano, lavorano, lavorano, e la chiamano compassione. Il punto è che sono legati a qualche forma particolare di fede religiosa e, conseguentemente, la loro azione è mera pietà o simpatia: non si tratta di compassione. ... Il contatto tra la mente e il cervello può accadere solo quando il cervello è quieto. ... Se è quieto, è in relazione con la mente, e in questo modo la mente può funzionare attraverso il cervello… Allora, in questo modo possiamo rimanere con “ciò che è’, non con “ciò che dovrebbe essere” .... E' molto importante comprendere non la mente, ma i nostri condizionamenti ... Prendiamo la sofferenza. Gli esseri umani hanno sofferto in continuazione, a causa di guerre, malattie, cattivi rapporti. Ora, può tutto questo finire? ... Il pensiero non può mettere fine alla sofferenza: è il pensiero stesso ad averla generata. ... Il pensiero ha creato le guerre, la sofferenza, la confusione, ed è divenuto prominente nelle relazioni. ... Il pensiero non può fare del bene o del male, è pensiero: quindi limitato. ... Quando si è in presenza di quell’insight, l’intelligenza spazza via la sofferenza. ... In questo porre fine accade una mutazione ... è come se, avendo seguito una certa tradizione, improvvisamente io cambiassi quella consuetudine, e questo provocasse un cambiamento nell’intero cervello; si è sempre mosso verso nord, e ora va verso est. .. Il pensiero non può generare un cambiamento in se stesso. ... Quando si ascoltano i politici, che sono così attivi nel mondo, si nota che creano problemi su problemi e che per loro il pensiero, gli ideali, sono le cose più importanti. ... Stiamo dicendo che il vecchio strumento del pensiero è liso, fatta eccezione per alcune aree. ... L’uomo è stato sempre nei guai, nel tormento, nella paura. Mettendosi di fronte a tutta la confusione del mondo, può mai esserci una soluzione a tutto ciò? ... Ognuno di noi, chiunque ascolti, vede la verità che il pensiero, nella sua attività, sia all’esterno che interiormente, ha creato una confusione tremenda, un’enorme sofferenza; allora ci si deve inevitabilmente chiedere se ci sarà mai una fine a tutto ciò. Se il pensiero non può portare a termine questa situazione, cosa potrà farlo? Quale sarà il nuovo mezzo che metterà fine a tutta questa sofferenza? Vede, c’è un nuovo strumento che è la mente, che è intelligenza, ma la difficoltà risiede nel fatto che la gente non darà attenzione a tutto questo. Sia gli scienziati che la gente comune come noi sono tutti giunti alla conclusione che non daranno ascolto a tutto ciò. ... Dopotutto, io penso che poche persone hanno cambiato il mondo: migliorandolo o peggiorandolo, non è il punto. Hitler, ma anche i comunisti, l’hanno fatto, ma hanno tutti seguito lo stesso modello, ancora una volta. La rivoluzione fisica non ha mai cambiato psicologicamente la condizione umana. ... Come può lei comunicare, (ci ho pensato spesso), questo sottile e, al tempo stesso, complesso argomento a un’altra persona che è radicata nella tradizione, che è condizionata e che non spenderà nemmeno il tempo per ascoltarla, o per prendere in considerazione ciò che lei sta dicendo? ... Intendo dire, dopotutto, il papa non ci ascolterebbe, ma il papa ha un’influenza enorme. ... Ma chi è che ascolta? I politici non ascolterebbero, gli idealisti nemmeno, i fanatici non ascolterebbero, e nemmeno le persone profondamente condizionate religiosamente. Quindi, forse, una persona cosiddetta ignorante, non altamente educata o condizionata dalla propria carriera, o dai soldi, il pover’uomo che dice: “Sto soffrendo, per favore smettiamola”. ... (Ma) Ovviamente, egli dice: “Prima sfamatemi”. Abbiamo analizzato la questione per sessant’anni. L’uomo povero non ascolterà, il ricco nemmeno, e neanche l’educato e il credente profondamente condizionato dai dogmi religiosi. Forse è come un’onda nel mondo: potrebbe afferrare qualcuno. Credo che domandarsi se questo avrà un risultato nel mondo sia sbagliato. ... C’è un pericolo nell’affermare che la mente è universale. È ciò che alcuni affermano sulla mente, ed è diventata una tradizione. ... Possiamo venire in contatto con ciò (la mente) solo quando il sé non è presente. Per dirlo molto semplicemente, quando non compare il sé c’è bellezza, silenzio, spazio; solo allora quell’intelligenza, che è nata dalla compassione, opera nel cervello: è molto semplice.

sabato 12 luglio 2014

PROPRIETA' BENEFICHE DELLE MORE


Le more ci conquistano con il loro sapore intenso e agrodolce, ma se scopri i numerosi vantaggi che le more portano alla salute, le amerai anche di più.

Le more contengono vitamine e minerali, oligoelementi e sostanze attive con un ruolo anti-infiammatorio, antibatterico, anti-invecchiamento e anche antitumorale.

Ecco cosa contengono le more:

• Vitamina C;
• Antiossidanti, tra cui il più potente antiossidante al mondo: resveratrolo;
• Le more contengono acido folico;
• Le more contengono ferro;
• Hanno un alto contenuto di magnesio;
• Le more contengono tannino, che concede loro il carattere astringente;
• Le more contengono luteina che protegge gli occhi e la pelle dai raggi UV, aiutandoci a ottenere una bella abbronzatura;
• Vitamina E;
• Calcio;
• Le more contengono le vitamine del gruppo B: B1, B2, B3, B5, B6;
• Contengono fosforo;
• Potassio;
• Sodio;
• Rame;
• Selenio, che offre una sensazione di benessere e combatte l’ansia e la depressione;
• Manganese;
• Contengono zuccheri di buona qualità, proteine e pochi grassi vegetali;

Le more rafforzano le nostre ossa.

Le more rafforzano le ossa per il loro alto contenuto di calcio, fosforo e magnesio.

Sono indicate per i bambini nei processi di crescita, per gli anziani a rischio di demineralizzazione ossea e per gli adulti che hanno bisogno di prevenire le patologie delle ossa e articolari.

Le more hanno un effetto antiossidante.

Per il loro contenuto di antiossidanti e resveratrolo le more sembrano progettate per ridurre lo stress ossidativo e prevenire un gran numero di malattie che traggono linfa proprio dallo stress: aterosclerosi, malattie cardiache, cancro, ecc.

Le more rafforzano il sistema immunitario.

Per il loro contenuto di vitamine, minerali e oligoelementi e proteine, le more rafforzano il sistema immunitario. Le sostanze contenute nelle more hanno anche proprietà antinfiammatorie e antibatteriche.

Le more disintossicano il fegato.

Il fegato, perchè funzioni ottimamente, ha bisogno di vitamine e minerali e il meno possibile di sostanze nocive. Le more hanno un ruolo importante anche nella disintossicazione del fegato e prevengono il fegato grasso (steatosi epatica).

Le more combattono la costipazione e migliorano eventuali emorroidi.

Con il loro alto contenuto di fibre, le more stimolano la detossicazione del colon e l’attività peristaltica intestinale, il movimento dei muscoli intestinali.

Le more abbassano il colesterolo cattivo.

Le more ci aiutano nella lotta contro l’aterosclerosi, riducono lo stress ossidativo e abbassano il colesterolo cattivo: colesterolo LDL.

Le more accelerano la guarigione delle lesioni cutanee.

Le more sono ricche di tannino, quindi hanno un effetto anti-infiammatorio, antibatterico e antiemorragico, contraendo i vasi sanguinanti.
Nella medicina tradizionale, le more sono state usate come “bendaggio” per le ferite superficiali aperte, ma anche per le contusioni.

Le more proteggono gli occhi.

Grazie al loro contenuto di vitamine, soprattutto di Vitamina A, le more e proteggono gli occhi dalle malattie come il glaucoma o la cataratta.

Le more prevengono il cancro

Una proprietà eccellente che possiedono tutti i vegetali di colore viola è l’abilità di prevenire il cancro. Altri alimenti viola sono in realtà quelli che contengono il resveratrolo come pigmento – il più potente antiossidante della natura: uva nera, more, lamponi, prugne, ciliegie, mirtilli, ecc.

Le more prevengono l’anemia.

Le more prevengono l’anemia per l’alto contenuto di acido folico, Vitamina C e ferro.

Consuma le more fresche e di stagione. Volendo si possono acquistare quelle prodotte nelle serre e poi conservate in grosse celle frigo.
Mangia more naturali e non nei preparati commerciali come i succhi di mora o dolci con mora, che contengono piuttosto sapori di mora e non il frutto naturale.

mercoledì 9 luglio 2014

Papa Bergoglio e la 'proposta gnostica'!

di Rocco Bruno.

Papa Bergoglio si scaglia contro la "proposta gnostica" e la visione intima del Cristo come "coscienza" realizzata nell'uomo, bollando tutto come una tentazione dal quale fuggire. Dice - "C’è poi l’ideologizzazione psicologica che riduce l’incontro con Gesù a una dinamica di autoconoscenza. La fede abbandona la sua dimensione spirituale in cerca di un semplice benessere psichico: al centro non c‘è Gesù ma la propria psiche che non esce da se stessa. Sono i cristiani senza la Croce di Cristo."

Gesù nel vangelo di Tommaso dice che il Regno dei Cieli è dentro di noi, e quando lo fa intendeva precisamente questo, non dice che il Regno dei Cieli è tra di voi, come i teologi contemporanei vogliono farci credere (...): il Regno dei Cieli è dentro e non c'è nessuna ragione di cercarlo fuori", siamo ai soliti tentativi di riportare le pecorelle smarrite nell'ovile; avendo perso identità e terreno con gli scandali di pedofilia e IOR, adesso con il nuovo maquillage targato "Francesco" cercano di manipolare ancora una volta le coscienze. Il Cristo è intimo, è quando l'uomo diventa una "coscienza". La "fede abbandona la sua dimensione spirituale" quando diventa il dogma cattolico che tanto professano, e non viceversa. Hanno fatto della croce un simbolo del martirio, mentre si tratta di un simbolismo antico che rappresenta la crescita attraverso la morte di tutto ciò che è animale, umanoide, di tutto ciò che è egoistico ed egocentrico.

Esaltare la croce in questo modo equivale ad esaltare l'idiozia dell'uomo che incapace di capire il messaggio cristico lo ha crocifisso. La croce non è uno strumento creato da Dio, ma dagli uomini di potere ed arroganti come la chiesa cattolica ha dimostrato in secoli di eccidi e crociate, di soprusi e distruzione, di essere. Hanno usato l'ignoranza e la superstizione per rabbonire i loro seguaci e la forza, la violenza, la tortura e le privazioni per distruggere gli oppositori, ... proprio un gran bel quadretto, verrebbe proprio da dire: "ma tu guarda da quale pulpito viene la predica!" - o anche - "il bue che dice cornuto all'asino".

L'ipocrisia di una chiesa che pensa ai poveri è l'ultima trovata per rifarsi una facciata. Tiepidi come una tisana, ... quegli stessi tiepidi che Gesù vomita dalla bocca. Non hanno diritto di parlare di Cristo, eppure lo fanno, è sempre la stessa storia, qualcuno che senza requisiti parla a titolo di tutti. Cosa ne può sapere di Gesù Cristo chi prima lo ha messo in croce e poi gli ha inquinato e distrutto tutto il suo insegnamento?! La "proposta gnostica" non esiste, esiste una tradizione del cristianesimo primitivo, quello che fu perseguitato per 200 anni e poi riassorbito nel potere dell'impero di Roma per pura utilità ed opportunismo di Costantino, piegata ai voleri della nascente Santa Romana Chiesa. 

Catari, Albigesi, eretici a vari titolo (Giordano Bruno tra tutti). Furono i cattolici, penso ai parabolani del vescovo Cirillo[1], o alla distruzione delle civiltà precolombiane, a spazzare vie le nostre radice, perché senza radici non sappiamo da dove veniamo e restiamo nell'ignoranza. E' questo il problema di pensare di risolvere tutto seguendo un solo uomo o una dottrina o una religione. Se non impariamo a seguire le nostre intuizioni e usare queste cose come strumenti e non scopi non riusciremo mai veramente a capire perchè viviamo e cosa ci stiamo a fare qui. Per quanto possano sembrarci misere o puerili, sono le nostre intuizioni, l'embrione di un ragionamento, che il tempo e la vita ci insegnerà a capire, perchè la vita e il tempo sono quello Spirito Santo che opera nell'uomo una grande trasformazione. Tutto inizia con l'uomo e finisce con lui. Imparare dalle nostre esperienze, innanzi tutto, anche se magari 2 dritte fanno sempre comodo, ma sempre di 2 dritte si parla.

Cambiare la descrizione del mondo e della vita che ci è stata imposta sistematicamente e meticolosamente dai sistemi, tra cui la chiesa Cattolica che ne è pienamente responsabile. Uno di questi passa per un "lavoro" sistematico tanto quanto lo è stato in condizionamento. Certo abbiamo bisogno di un certo tipo di educazione, ma chiunque è in grado di capire se una cosa lo rende più libero, o più schiavo, ... educare significa comunque sempre - "far emergere" - viene da "educere", portare fuori. Portare fuori quello che c'è, è inutile sentirsi illuminati o saggi, è meglio capire in quali condizioni versiamo, e riconoscere i nostri limiti, nel tempo li potremo spostare.

"Alcune regole possono essere eluse, altre infrante, adesso scolpiscimi  ... se ci riesci" (cit. matrix).

Una scuola può essere seguita, come addestramento, ma poi deve essere abbandonata, per iniziare a vedere se quell'addestramento può dare dei frutti nella nostra vita. Il bene di oggi diventa il male di domani se dovendo operare nella vita, restiamo attaccati a quella scuola o insegnamento. Questo significherebbe solo ritardare il nostro sviluppo, è la "paura" che ci fa prendere tempo e la convinzione di non potercela fare, in una parola la mancanza di fiducia nelle nostre risorse. Proprio come Neo nel film, non crediamo di poter essere l'eletto, e così non lo diventiamo, a meno che la vita non ci metta drasticamente alla prova e ci costringa a guardarci dentro per scoprire che quel contenitore dello Spirito esiste già dentro e che dobbiamo solo evocarlo (lo Spirito) per poi raccoglierlo nel nostro calice.

Per finire, nello stesso articolo si fanno le seguenti affermazioni: "Legata a questa c’è la tentazione gnostica: “è solita verificarsi in gruppi di élites – afferma il Papa - con una proposta di spiritualità superiore, abbastanza disincarnata”, propria dei cosiddetti “cattolici illuminati”: oggi – sottolinea - sono gli “eredi della cultura illuminista”, “cristiani satelliti che hanno una piccola Chiesa a propria misura”, cristiani che seguono le mode del tempo."

Scandaloso! Gruppi di élites e cattolici illuminati?! Ma se gli "illuminati" sono la chiesa cattolica. Già in secoli, o epoche precedenti, al nostro, gruppi di potere si sono infiltrati nella chiesa per renderla totalmente inservibile, diventando loro quell'èlite che dice all'uomo in cosa credere e in cosa non credere. Fintanto che la chiesa cattolica esisterà l'uomo non sarà mai veramente libero! Fintanto che gli esseri umani cercheranno leader, capi spirituali, politici o religiosi, o guru o maestri che li guidino o li illuminino, fintanto che l'uomo sarà disposto a delegare a qualcun altro la responsabilità della sua vita e accoglierà le parole di un insegnamento o di un altro "uomo" senza averne fatto un esperienza personale e diretta, quell'uomo non sarà mai veramente libero, ma dipenderà da qualcos'altro o qualcun altro e per questa ragione ne subirà le conseguenze, per quanto non ne sia responsabile direttamente.

Inoltre a chi si avventura a definire questo articolo come un tentativo di scontro o un modo di porsi sopra gli altri o come contrasto alle istituzioni o chiese istituite, rispondo con una frase di  - Martin Luther King: "LA NOSTRA VITA INIZIA A FINIRE IL GIORNO IN CUI STIAMO ZITTI SU COSE IMPORTANTI!

Dobbiamo imparare a colmare quella distanza "incolmabile" che ci separa e ci fa sentire spersi e indifesi, incapaci di operare ed impotenti davanti a questo strapotere dei "sistemi" precostituiti. E' importante e cardinale rendersi conto che abbiamo sia il potere che l’abilità di parlare apertamente, non si tratta di scontrarsi, ma di affermare, innanzitutto dentro di noi, - "io non ci sto! Voi non avete nessuna autorità per parlare a nome di tutti e men che meno a nome mio". Il nostro silenzio (assenso) ha permesso le attuali condizioni di schiavitù ed impotenza dell'uomo, l’attuazione di leggi e regole (monastiche e morali) da seguire che nel tempo forzeranno al silenzio chiunque non sia d’accordo con il "sistema", qualunque esso sia. Personalmente ho deciso da tempo di non stare zitto, non sopportavo stare a guardare alla finestra, come altri fratelli esoteristi mi hanno esortato a fare, i miei fratelli farsi trucidare, ammazzare dentro, da questi potenti della terra. Loro hanno "paura" e vogliono che la sperimentiamo anche noi. La "paura" che senti non è la tua è la loro, è la "paura" che tu li scopra, e te la trasmettono continuamente attraverso i media e i loro capi spirituali.

Il testo da cui sono estratte le parole di Bergoglio è proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2013/08/08/papa_francesco:_superare_le_tentazioni_nella_chiesa,_dalle_ideologie/it1-717206 - del sito Radio Vaticana

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NOTE:
[1] Vescovo di Alessandria, Cirillo inventore dell’alfabeto cirillico, in seguito santificato dalla Chiesa di Roma. Fu Cirillo ad ordinare l’uccisione di Ipazia, donna, matematica, filosofa neo-platonica ed astronoma, vissuta in Alessandria tra il IV e V secolo dove insegnava. La sua uccisione fu eseguita da parte di una folla di cristiani in tumulto composta, per lo più, di monaci fanatici del martirio detti “paraboloni”. Proprio Benedetto XVI lo ha celebrato come “Padre della Chiesa”. In quell’occasione Ratzinger, era il 2007, si è limitato a ricordare che Cirillo “governò Alessandria per 32 anni con grande energia”. Nessun cenno, invece, allo smembramento del corpo di Ipazia ed alla distruzione di innumerevoli testi nonché della stessa biblioteca di Alessandria. Ipazia fu accusata e quindi colpevole di mettere in discussione “la parola di Dio”, di discuterne il valore come “verità” rivelata. Credo che di fondo la cosa più imperdonabile per “loro” fu che a farlo fosse una donna. Per completare il quadro di fanatismo: pare che i “paraboloni” curavano gli appestati sperando di essere contagiati e di morire servendo Cristo. La storia di Ipazia è stata raccontata integralmente nel film “Agorà”, diretto dallo spagnolo Alejandro Amenabar e censurato in Italia.


http://matrixunaparabolamoderna.blogspot.it/2013/08/papa-bergoglio-e-la-proposta-gnostica.html

giovedì 3 luglio 2014

L'amore è la sola libertà del mondo

L'amore è la sola libertà del mondo,
perchè eleva lo spirito a tal punto,
che le leggi dell'umanità e i fenomeni della natura
non ne alterano il corso.

(Kahlil Gibran)

Teorie psicosociali sull'omosessualità

Queste teorie hanno al loro centro le esperienze di un individuo e il modo, positivo o negativo, in cui esse vengono vissute. L’orientamento sessuale - in senso etero o omosessuale - dipenderebbe dal fatto che nel corso dell’infanzia alcune situazioni, esperienze e iniziative sono state premiate, disincentivate o punite. Schematizzando vi sono quattro diverse possibilità:

    1. Ostilità verso la madre: negli omosessuali maschi, a causa del loro timore-odio verso al madre -che viene sentita come troppo severa, dominante o punitiva- diventa difficile costruire una sorta di “ponte” tra la figura materna e le altre figure femminili in generale. Le figure di sesso femminile possono essere rifiutate o temute, cosicché la pulsione erotica viene convogliata verso il sesso maschile. Nell’omosessualità femminile la mancanza di empatia o il risentimento verso la madre ostacolerebbero l’accettazione di un ruolo femminile nei confronti dei maschi.
    2. Forte legame affettivo con la madre: un legame affettivo troppo intenso con la madre blocca la maturazione emotiva, sociale e sessuale. Così per i maschi l’unica figura femminile apprezzabile diventa la madre, mentre le femmine vedono solo nelle donne la possibilità di un legame affettivo. Alcune vicende -la guerra, il divorzio dei genitori, ma soprattutto la cosiddetta assenza affettiva del padre- possono esasperare un legame affettivo madre-figlio. In sostanza, in questo caso, l’omosessualità dipenderebbe dall’impossibilità di uscire dal primo rapporto d’amore cioè dal mantenimento di un esclusivo e inalterato legame con la madre.
    3. Ostilità verso il padre: nei maschi ciò ostacolerebbe l’assunzione di un ruolo maschile, in quanto essi non si riconoscerebbero nel proprio padre, cioè in una figura che nell’infanzia essi hanno rifiutato. Nelle femmine un forte rifiuto od ostilità verso la figura paterna può essere alla base di una successiva ostilità verso i maschi.
    4. Carenze della figura paterna: la presenza di un padre debole (ad es. per la forte dominanza della madre) o la sua assenza (ad es. per un divorzio) può far sì che i maschi non lo prendano a modello e sviluppino degli atteggiamenti passivi.


Estratto da: http://www.cirobasilefasolo.it/omosessualita.asp

L'ILLUSIONE DELLA LIBERTA'

LA LIBERTA' ASSOLUTA NON ESISTE IN NESSUNA DIMENSIONE, TANTO MENO QUI IN TERZA, DOVE ESISTONO SOLO "SPAZI" DI LIBERTA'.
NOI TERRESTRI VIVIAMO COME DENTRO UN RECINTO, UNA BOLLA, COME SE FOSSIMO RELEGATI IN UNA SORTA DI RISERVA INDIANA SENZA SAPERLO.
IN QUESTO LIVELLO DI REALTA', ANCHE QUANDO CREDIAMO DI ESSERE LIBERI, NON LO SIAMO...E APPOSTA HO USATO IL VERBO CREDERE, PERCHE' LA LIBERTA' E' DI FATTO UN'ILLUSIONE. LA VERITA' E' CHE SIAMO TUTTI INTERCONNESSI.
COMUNQUE BEN VENGA QUESTA ILLUSIONE, POICHE' IN CONFRONTO ALLE DIMENSIONI SUPERIORI, DOVE E' VIVA LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE INTERCONNESSI, IN QUESTA ALMENO POSSIAMO SPERIMENTARE LA COSA CHE PIU' SI AVVICINA ALLA LIBERTA', IL CHE E' GIA' QUALCOSA.
FORSE E' ANCHE PER QUESTO CHE NEL MONDO SPIRITUALE PARE CI SIA LA FILA PER VENIRE A FARE UN'ESPERIENZA DI INCARNAZIONE (E LIBERO ARBITRIO) SUL PIANETA TERRA. :-)

ARMONIZZARE GLI EMISFERI

COME SI CONCILIA LA MANCANZA DI LIBERTA' UMANA DERIVANTE DALLE SUE CREDENZE LIMITANTI E IL LIBERO ARBITRIO OVVERO LA POSSIBILITA' DI SCELTA CHE HA L'UOMO DI SEGUIRE O MENO IL SUO DHARMA, QUEL SENTIERO DI VITA CHE HA DECISO DI INTRAPRENDERE SU QUESTA TERRA UN ATTIMO PRIMA DI VENIRE (DI NUOVO) AL MONDO?

LE VIE DELLO SPIRITO SPESSO SFUGGONO ALLA LIMITATA CAPACITA' LOGICO-MATEMATICA DELLA MENTE UMANA DI ANALIZZARLE E COMPRENDERLE.
PER QUESTO NOI OCCIDENTALI DOVREMMO AFFINARE MAGGIORMANTE LE CAPACITA' INTUITIVE TIPICHE DELL'EMISFERO DESTRO, IN MODO DA BILANCIARE GLI EMISFERI E CAPIRE FINALMENTE QUELLO CHE CI STA ACCADENDO. E IL MODO MIGLIORE DI TUTTI  PER FARLO E' AMARE.

IL NECESSARIO VOLO

Quando lo sfascio sarà completo.

Il giocattolino della realtà 3D in cui viviamo, ovvero questo sistema basato sul denaro che ha funzionato per millenni, SI E' ROTTO IN MANIERA IRREVERSIBILE, e non sarà piu' riparabile, per quanti sforzi noi possiamo fare. Questa è la realtà, non possiamo farci niente. MA NON E' COLPA NOSTRA, era scritto nel destino evolutivo dell'uomo. Tuttavia colpa nostra sarebbe quella di rimanerne legati morbosamente, di non lasciare andare questo giocattolino rotto per costruirne uno migliore. Come dicevo, il gioco ha funzionato per millenni grazie ad un sistema basato sull'energia egoistica del denaro. Ora, questo sistema, che aveva un tempo di scadenza, si sta sgretolando. E' giunto quindi il momento di CO-CREARE, tutti insieme, da spiriti eterni quali siamo, un altro gioco, un altro sistema, un altro mondo e modo di vivere, prima che sia troppo tardi, così da passare subito all'altro gioco, all'altra realtà, ed evitare di generare emozioni negative di paura che potrebbero trattenerci dallo spiccare il NECESSARIO VOLO. Qualcuno ha gia' iniziato questo lavoro di co-creazione, alcuni corridori solitari in fuga, il gruppo ora deve raggiungerli ed aiutarli a tirare la volata. Non ostacoliamo questi pionieri della nuova umanità, ma appoggiamoli!

mercoledì 2 luglio 2014

Canalizzazione/dialogo con lo Spirito

LA CAPACITA' CREATIVA DELLO SPIRITO SU QUESTO LIVELLO DI REALTA' E LA VERITA' FISSA E IMMUTABILE CHE STA DIETRO AL VELO DI MATRIX COME SI CONCILIANO?

NON VI E' NULLA DI FISSO E IMMUTABILE NELL'UNIVERSO, POICHE' ANCHE LE LEGGI CHE LO GOVERNANO SONO SOGGETTE ALLA VOLONTA' CREATRICE DI  DIO. NON ESISTE NULLA DI INDIPENDENTE E LIBERO IN ASSOLUTO NELL'UNIVERSO; SOLO L'ESSERE UMANO PRESUME ERRONEAMENTE DI ESSERLO. ESISTONO INVECE LIVELLI GRADUALI DI LIBERTA', CHE SI PORTANO DIETRO MAGGIORI O MINORI CARICHI DI COMPITI AL SERVIZIO (PUR GIOIOSO) DELLA VOLONTA' DIVINA.

martedì 1 luglio 2014

Matrix revolution...

Scollegarsi dal sistema!
"Matrix è un sistema, Neo. E quel sistema è nostro nemico. Ma quando ci sei dentro ti guardi intorno e cosa vedi? Uomini d'affari, insegnanti, avvocati, falegnami... le proiezioni mentali della gente che vogliamo salvare. Ma finché non le avremo salvate, queste persone faranno parte di quel sistema, e questo le rende nostre nemiche. Devi capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere scollegata. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo." (Morpheus)

Come uscire dalla dipendenza del denaro?

Qualche utile consiglio.

Come uscire dalla dipendenza del denaro?

Ho sempre ritenuto bizzarro il tema denaro, un po' come il riconoscimento di sé, di chi siamo: viviamo spesso abitudinariamente nella società che ci viene offerta/imposta, pensando che sia normale, senza mai porci quelle domande esistenziali che portano inevitabilmente a chiedersi: che senso ha tutto questo? Cos’è la vita? Chi sono io?

Perché accomuno questo con il tema denaro?

Beh, miliardi di persone cercano in ogni modo di sopravvivere procurandosi denaro, mentre altri corrono come matti per cercare di accumularne sempre di più, ma nel 90% dei casi quando chiedo alle persone cosa è il denaro, rispondono in maniera errata. E’ un paradosso che fa ridere, tutti ne parlano, coinvolge la vita di tutti in un modo o nell’altro, il suo significato all’interno dell’economia viene dato per scontato, quando in realtà non lo è.

La maggior parte della gente non sa cosa è il denaro e di conseguenza è succube dell’impiego che viene esercitato tramite di esso da una cerchia ristretta di persone che lo creano dal nulla e lo manovrano a loro piacimento da tanto, tanto tempo.

Non è forse bizzarro? Viene toccato, scambiato, cercato e procurato da quasi ogni persona su questo pianeta tutti i giorni e il 90% (forse di più) della gente non sa cosa è, e che ruolo ha all’interno dell’economia. Va da sé che il primo passo fondamentale è comprendere la natura del denaro e lo scopo che ha nella società attuale.

Partendo dal fatto che ciò di cui abbiamo bisogno per vivere sono beni e servizi, il denaro è un mezzo di semplificazione per lo scambio di beni e servizi. E’ un concetto mentale, una valuta a cui attribuiamo un valore e che accettiamo in quanto consapevoli di poterla scambiare nuovamente con beni e servizi di cui abbiamo necessità.

Nel baratto ad esempio lo scambio è diretto, senza alcun mezzo di semplificazione. Questo sistema è però poco funzionale per il sistema economico attuale, perché rende difficilmente quantificabile ad esempio per un coltivatore valutare quanti pomodori servono per comprare un trattore, quando il venditore del trattore non ha bisogno di così tanti pomodori. Nasce così l’esigenza di un mezzo di semplificazione per lo scambio, un concetto mentale a cui appunto attribuiamo un determinato valore che poi viene trasferito su un metallo come oro ed argento, su un pezzo di carta o addirittura con un numero su un monitor di un computer. Niente di più, niente di meno.

Come potremmo gestire questo mezzo di semplificazione dello scambio affinché sia sostenibile e funzionale per la società?

Semplice, lo stato di cui il popolo è sovrano, dovrebbe erogare moneta solo a corrispettivo dei beni prodotti e dei servizi svolti, coprendoli mediante il parallelo incremento della ricchezza reale che riceve in cambio, per cui il potere di acquisto del denaro rimane invariato, dato il parallelo incremento del denaro e della ricchezza reale. In questo modo non esisterebbero debito pubblico, inflazione e tasse.

Cosa è successo però?

L’emissione del mezzo di semplificazione per lo scambio è stato regolato e manovrato nel tempo da un piccolo gruppo di banchieri, ovvero dei falsari che tramite politici e magistrati corrotti hanno creato delle leggi affinché diventassero proprietari delle banche centrali e fossero loro gli unici ha poterlo creare dal nulla (al costo dell’inchiostro e della carta) emettendolo a debito verso gli stati, ovvero con un interesse che non può essere restituito in quanto non presente sul mercato.

Ad esempio, io sono il proprietario di una banca centrale ed emetto per la prima volta al mio piccolo popolo di 10 persone 1000 euro, suddiviso in 100 euro a testa, applicando sopra un interesse annuale dell’1%. Ciò significa che l’anno successivo dovrebbero riportarmi 101 euro a testa. Adesso sorge una domanda spontanea: come fanno a riportarmi in totale 1010 euro se sul mercato ne sono presenti solo 1000? Semplice, si crea un “debito pubblico” di 10 euro su soldi che non esistono, che per i proprietari delle banche centrali è invece un credito. Lo stato dovrà chiedere a breve nuovamente denaro in prestito per coprire i debiti creati in maniera fittizia, denaro che nuovamente verrà erogato con interesse, creando un sistema che va fino all’infinito, un cane che si morde la coda insomma. Non a caso attualmente ogni stato ha debito pubblico e ci sono più di 60 trilioni di dollari di debito nel mondo verso nessuno, o meglio, verso i falsari proprietari delle banche centrali.

Da questo sistema nascono di conseguenza l’inflazione, le tasse e tutti quei prodotti finanziari che servono ad oscurare il più possibile questa truffa a danno delle persone. In questo modo questi proprietari bancari (Rothschild, Rockfeller e Morgan in primis) diventano i proprietari di beni e risorse primarie del pianeta tramite debiti non pagati da stati, aziende e persone, utilizzando le banche centrali a danno degli stati e le multinazionali di loro proprietà a danno delle aziende, per comprarle o distruggerle.

Questo è ciò che sta succedendo con la famigerata “globalizzazione”, grazie al gentile aiuto di politici e magistrati al loro servizio. In questo modo loro diventano i “proprietari” di beni e risorse che realmente sono necessarie per la nostra sopravvivenza.

La causa di tutto ciò è in primis la nostra ignoranza collettiva che non solo permette a loro tutto questo, ma li supporta in concetti truffaldini come tasse, debito pubblico, ecc. Quante volte ho sentito dire che il problema dell’Italia sono gli evasori fiscali; viene realmente da riderci su. Tutto questo succede a causa di una programma mondiale di disinformazione esercitata dagli apparati educativi e dai mass media in combutta con il piano di controllo planetario da parte di questa piccola cerchia di banchieri. Avete mai sentito parlare di signoraggio in televisione, a scuola o all’università? E’ un fenomeno veramente raro.

Adesso arriviamo al punto! Come uscire dalla dipendenza della moneta?

Non possiamo uscirci individualmente. La base di ogni economia è l’interdipendenza dell’essere umano nello scambio di beni e servizi necessari per il nostro approvvigionamento e vivere quotidiano.

Questo non significa che bisogna aspettare che siano le istituzioni o un partito politico a farci uscire, anche perché potremmo probabilmente aspettare un cambiamento che non arriva mai fino a chiudere definitivamente i nostri occhi. E’ necessario un gruppo di persone con lo stesso intento, con la stessa idea di vita più sostenibile ed armonica con la natura che ci circonda.

E’ stato creato un sistema che porta le persone al sentirsi separate le une dalle altre, separate dagli animali, dagli alberi, dalle forme di vita che abitano come noi in questo pianeta. Attualmente ci ritroviamo a vivere in una società che trasforma il futile in indispensabile e l’indispensabile in futile. Adesso è più importante far crescere il PIL di un paese che salvaguardare l’acqua, la terra e le foreste che ci forniscono ciò che realmente abbiamo bisogno per vivere.

La gente viene portata fin dall’istruzione primaria lontana da se stessa attraverso un protocollo di regole societarie, fino ad essere schiave di questo sistema creato dalle stesse persone che controllano il denaro e che a loro volta sono vittime di se stesse, ovvero di una vita dominata dalla paura e dalla mancanza, forse non materiale ma sicuramente esistenziale.

Uscire da questo gioco è facile e difficile allo stesso tempo. Facile dal punto di vista strutturale: è necessario trovare un gruppo di persone che la vede come te e che vuole crearsi una realtà sostenibile ed armonica, in cui i beni primari alimentari ed energetici vengono prodotti in maniera indipendente dal sistema, scambiando tali beni e servizi con un mezzo di semplificazione equo e sostenibile per tutti, riportando il denaro o cosa per esso al proprio significato originario: un semplice mezzo per facilitare lo scambio. Con le persone giuste e un po' di sano e divertente lavoro è un obbiettivo non difficilmente raggiungibile a livello di piccoli gruppi.

Ci sono molti eco-villaggi ad esempio che stanno pian piano dirigendosi verso questa realtà.

Difficile a livello umano, almeno per lo stato di consapevolezza attuale dell’essere umano. Le relazioni umane sono spesso difficili in ambienti societari convenzionali come in eco-villaggi con un’idea di sostenibilità più ampia.

Forse è nella natura dell’essere umano trovare l’armonia tramite il conflitto, ma spesso molti bei progetti “falliscono” miseramente proprio a causa dei conflitti che si instaurano fra le persone: gelosia, mancanza di riconoscenza, potere, ecc.

(ndr - L'unica possibilità di riuscita è quella di essere Cristiani nati di nuovo e guidati dallo Spirito Santo)

Tornando al tema denaro come mezzo di scambio, condivido con voi cinque principi fondamentali che ho appreso nella mia esperienza di vita, che forse possono in qualche modo aiutarvi:

1. Il denaro è energia, è una semplice forma di scambio energetico come il baratto e l’amore, non è un qualcosa di statico e solido che puoi ottenere solo mediante i metodi convenzionali offerti dalla società, come ad esempio la propria attività lavorativa. Esso può arrivare in qualsiasi sorprendente occasione attraverso le più disparate possibilità.

2. Quando sei sicuro che devi fare una cosa, il denaro necessario o la situazione ideale per farla arriva sempre. La vita va oltre il concetto del denaro o di una valuta che funge per esso.

3. Non usare il denaro come una scusa per non fare una cosa, se quella cosa la vuoi fare veramente, la fai. Anche la creatività dell’essere umano va oltre il concetto del denaro.

4. Sei tu la sorgente del denaro, è difficile da spiegare, ma basta questo per comprendere che esso non può essere un problema, ma un’altra forma di abbondanza.

5. In ogni caso, se proprio il denaro non fa per te ricorda che ci sono altre forme di scambio come il baratto e l’amore. Per baratto non s’intende solo lo scambio di beni ma anche di servizi, come il lavoro appunto.

L’amore invece è tutta un’altra storia, ad esempio: quando un tuo caro è in ospedale non ti passa neanche per la mente di chiedergli del denaro per assisterlo giorno e notte, ecco questo è amore. Se per qualsiasi ragione tu fossi impossibilitato nell’assisterlo e il tuo caro avesse solo te come persona cara, è normale che dovresti pagare qualcuno che lo assista. Come cambiano velocemente le cose quando c’è o non c’è l’amore. Se ogni persona facesse ciò che ama non esisterebbe più il denaro, ma solo l’amore.

Per ora vedere un mondo che si scambia amore può apparire un sogno, ma tornando al denaro, per ora sognare non “costa” niente… e forse se ti guardi attorno riesci già vedere lo scambio di amore in tutto ciò che c’è, anche nell’apparente dramma, nell’apparente negativo. E’ proprio questo il bello della vita, e per questo vale la pena viverla: è al di sopra di ogni concetto mentale, incluso quello di un “me” e un “te”.


(Estratto da: dionidream.com)

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